La Germania acquista vaccini di seconda generazione per 830 milioni di euro
La Germania acquista vaccini di seconda generazione per 830 milioni di euro. Se vuoi capire cosa accadrà in futuro, guarda nell’orto del vicino.
In questo caso una finestra ce la offre il quotidiano tedesco Welt.
Chi ha tempo non aspetti tempo: la pandemia non è archiviata, ma il successo della campagna vaccinale (almeno in Europa) ci consente di avvicinare l’obiettivo endemia.
Non arrivare a “zero contagi”, non abbassare la guardia, ma riuscire a gestire anno per anno COVID19 come facciamo con mille malanni che affliggono la nostra esistenza.
L’importante, più che la chimerica distruzione di un virus che ormai fa parte del nostro pianeta, è riuscire a conviverci riducendo i ricoveri e i decessi il più possibile.
La vaccinazione ci ha aiutato, ma come insegnano le influenze, un vaccino va aggiornato col tempo per restare efficace.
La tecnologia a mRNA consente un celere “aggiornamento” del vaccino. Aggiornamento che avviene anche per i vaccini tradizionali, va detto, da anni e senza alcun problema.
Il ministro Karl Lauterbach si porta in avanti. Nonostante il suo piano sia ritenuto “dispendioso” dall’Unione Europa, la Germania comprerà vaccini per 830 milioni di euro.
E vaccini di due specie: il vaccino Pfizer/Biontech adattato per Omicron e un bivalente Moderna adatto ad Omicron e Delta.
Va detto che, come abbiamo scoperto in questi mesi di pandemia, i vaccini sviluppati ad inizio della pandemia fanno ancora egregiamente il loro dovere nello stimolare una risposta immunitaria e ridurre ospedalizzazioni e sintomatologie gravi.
Ma è meglio stare al sicuro, e la Germania vuole stare al sicuro. Le criticità non sono dovute al vaccino in sé-
Le criticità
Il problema evidenziato è che Lauterbach, almeno secondo l’UE, si basa sul concetto di scorte. Scorte che secondo il portavoce per la politica sanitaria Tino Sorge (CDU) rischiano di tradursi in eccedenze che rischiano di essere smaltite senza distribuirle ad altri paesi.
Ad ogni piano vaccinale il problema sembra essere questo: un’amnesia collettiva ci fa dimenticare che la pandemia è un problema globale, e mentre paesi come il nostro hanno superato la barriera sociale, psicologica e utilitaria del 90% dei vaccinati nella coorte identificata, ci sono paesi, specie nel continente africano, che non hanno ancora toccato la barriera del 10%.
In discussione anche la gestione di eventuali future ondate: cosa che in base ai numeri del contagio potrebbe riportare alcune restrizioni in auge il tempo necessario.
Ma il punto focale è questo: da una pandemia si esce insieme, o non si esce.
L’Unione Europea e i G7 concordano sul fatto che anche archiviando COVID19, come dimostra il “vaiolo delle scimmie”, la sanità deve tornare centrale.
Bisogna essere pronti a superare nuove emergenze, e ad un uso razionale dei farmaci. Non solo quindi vaccini distribuiti in modo equanime per tutti, ma va affrontato il problema dell’abuso dei farmaci, latore di sacche di farmacoresistenza.
Problema che, ricordiamo, esisteva prima di COVID19 ed esisterà anche dopo, anche se la caccia allo Zitromax ce lo ha sbattuto sul naso in modo drammatico.
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