“La obbligano all’iniezione” a Manerbio, ma è decontestualizzazione novax
Manerbio: “la obbligano all’iniezione”. Questa è la natura di un video che circola in questi giorni in Rete. Video che, inutile chiedere, non vi ripubblicheremo perché in base alle informazioni raccolte è anche deontologicamente scorretto farlo.
Ma andiamo con ordine e chiariamo l’orizzonte di cui si parla. Nel video si ode una ragazza, dalle sue parole, di Manerbio, in visibile stato di agitazione. Preoccupata, urla che la sua famiglia la vuole obbligare al TSO e chiede ai medici non iniettare niente, mentre una dottoressa cerca di calmarla.
Mancano come si vedono le 5W del giornalismo: sappiamo solo il dove (forse Manerbio), ma non il quando, il come, il perché e il cosa.
Basta la parola “iniezione” per stuzzicare la fantasia dei novax.
Per loro “ovviamente” si parla di vaccino e “ovviamente” i medici sono di un hub vaccinale. Anche se la scena sembra ritrarre proprio un pronto soccorso o una struttura fissa con spazi inidonei ad una campagna vaccinale massiva.
Interviene Prima Brescia.
Il filmato esiste, e parla di una brutta storia che riguarda un TSO.
Una storia di dolore e disagio: e proprio per questo la dentologia impone il rispetto della sensibilità e del dolore delle persone con malattie o altre condizioni e che la loro dignità sia preservata.
L’appello esiste, e doveva raggiungere persone che avrebbero potuto seguire ed aiutare la ragazza in un percorso difficile, non novax inclini a creare l’ennesima storia.
Assai probabilmente l’iniezione di cui si parla è un farmaco legato alle condizioni della ragazza, e non ad un vaccino.
Ma come ricorda la stampa locale, quel “La vogliono obbligare all’iniezione” è stato trasfigurato nell’ennesimo inno contro la vaccinazione.
Non ne abbiamo bisogno noi, sottrae alla ragazza l’aiuto e la comprensione di cui avrebbe bisogno facendone spettacolo, non ne ha bisogno nessuno. Se non una montante propaganda.
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