Integratore lattoferrina e covid-19: come i no vax strumentalizzano le notizie
Da circa una settimana a questa parte, in seguito a un servizio del TG3 Lazio, le esternazioni dei no vax incalliti prendono spuntoda una ricerca condotta dalle due Università romane Tor Vergata e La Sapienza sulla lattoferrina.
Un filone se vogliamo parallelo a quello del negazionista che ha infettato tutta la famiglia, come raccontato pochi giorni fa, e che dopo il servizio mandato in onda a luglio dal TG3 Lazio richiede necessariamente un approfondimento.
Come avviene da mesi, infatti, la disinformazione a scopo “di propaganda” è dilagante. Ma soprattutto pericolosa, dando per certi dati che ancora non si possono considerare tali.
La lattoferrina, contenuta nel latte di tutti i mammiferi, è una proteina scoperta nel 1939, di cui sono state dimostrate le proprietà antivirali, antibatteriche, immunomodulatrici. Una ricercatrice dell’Università Tor Vergata di Roma, la professoressa Elena Campione, all’inizio della pandemia, partendo dall’osservazione che i lattanti non venivano colpiti dall’infezione CoVid-19 in forma grave ha intuito che potesse esserci una relazione tra questa sorta di immunità e l’assunzione di latte materno. In particolare, ha compreso che la sostanza chiave poteva essere la lattoferrina, per via delle sue caratteristiche già abbondantemente conosciute dall’intera Comunità scientifica. Così è nato uno studio, a cui ha partecipato anche la professoressa Daniela Valenti, dell’Università La Sapienza, che studia la lattoferrina da più di vent’anni e, nel caso specifico, ha sperimentato in vitro cosa accade al Coronavirus esposto alla proteina. Nel corso della ricerca condotta dalla professoressa Campione la sperimentazione è stata fatta sull’uomo.
In sintesi è stata somministrata la lattoferrina adue gruppi di pazienti: a un gruppo appartenevano persone asintomatiche positivi al tampone, all’altro gruppo persone paucisintomatiche (cioè con CoVid-19 in forma lieve). I risultati ottenuti sono stati più che incoraggianti: scomparsa dei sintomi nel secondo gruppoe negativizzazione del tamponein tutti i gruppi. La lattoferrina non è stata sperimentata però nelle forme di CoVid-19 più severe (con polmonite interstiziale), quindi attualmente è tutto ancora in fase di ipotesi per quanto riguarda il suo effetto curativo nei malati gravi. Allo stesso tempo, il gruppo di ricerca di Tor Vergata ha ipotizzato che la lattoferrina possa ostacolare il Coronavirus (Sars-CoV-2), subito dopo il suo ingresso nell’organismo, prima che infetti le cellule e, quindi, scateni la malattia. Anche questoverrà studiato più nel dettaglio nei prossimi mesi. La strumentalizzazione di questa ricerca a opera dei no vax lascia basiti. Gli scienziati che stanno studiando la possibilità che la lattoferrina possa essere d’aiuto per combattere il nuovo Coronavirus non si sono mai, neppure lontanamente sognati di pensare e men che mai di affermare che questa proteina potrebbe essere un’alternativa al vaccino. Che potrebbe sostituirsi a esso. La professoressa Campione ha ribadito che lo studio del vaccino va sostenuto e favorito ma, ovviamente, ben venga se in parallelo i ricercatori riusciranno a identificare altre armi per controllare il Sars-CoV-2. In questo momento storico così delicato la manipolazione delle informazioni da parte di certe frange può veramente produrre esiti devastanti, anche per il fango che può gettare sulla ricerca.
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