La Monregale sospende il giocatore dopo gli insulti razzisti, le scuse del ragazzo e le parole dell’avvocato
Dopo una prima analisi pubblicata ieri, 7 luglio 2020, pubblichiamo gli aggiornamenti sul caso del giocatore protagonista di un video in cui apostrofava una donna di colore con insulti razzisti e sessisti. Nell’articolo pubblicato ieri riportavamo le prime dichiarazioni della squadra. Il video era stato reso noto a febbraio e in aprile la Monregale Calcio aveva dichiarato una presa di distanza dall’episodio. Ancora, dopo le ripetute segnalazioni via mail e su Facebook, il sito ufficiale della squadra era stato oscurato. Le redazioni di alcuni quotidiani avevano contattato la società ed erano arrivati due distinti riscontri: il segretario della squadra non confermava la sospensione del giocatore mentre il presidente, al contrario, riportava che il ragazzo era stato sospeso. Nell’attesa di un comunicato ufficiale avevamo dichiarato ancora aperta la nostra analisi.
La squadra ha sospeso il ragazzo
Nel pomeriggio di ieri, 7 luglio alle 15:44, la Monregale Calcio ha pubblicato una nota:
La nostra società si è fin da subito fortemente dissociata dal gravissimo episodio che ha visto protagonista M. R..
Essendo quest’ultimo un suo tesserato, la Monregale aveva subito condannato tale episodio (pur non avendo alcuna rilevanza con l’attività sportiva, ma essendo contrario ai nostri valori etici) e fatto quel che poteva, cioè sospendere immediatamente il ragazzo da ogni attività sportiva; sospensione che è tuttora in essere, in attesa di conoscere quali siano i limiti sanzionatori possibili (abbiamo chiesto, a questo scopo, un parere ad un esperto di diritto sportivo, di cui siamo tuttora in attesa), dopodiché emetteremo il provvedimento disciplinare definitivo.
Questo è l’unico motivo per cui non avevamo ancora emesso un comunicato ufficiale (ora ci è stato chiesto dai nostri amici e sponsor, per cui lo pubblichiamo volentieri, a scanso di equivoci e per tutelare la loro – prima ancora della nostra – buona immagine).
Allo stesso modo, abbiamo interrotto il rapporto con il dirigente (ormai ex) G. M., il quale appunto non fa più parte della famiglia della Monregale.
Entrambi i suddetti hanno accettato le sanzioni inflitte, riconoscendo la gravità delle loro (e solo loro) azioni.
Siamo una società piccola, ma nel nostro piccolo abbiamo sempre creduto nel valore sociale dello sport e dell’inclusione.
Da sempre giocano per noi centinaia di ragazzi, italiani e stranieri, senza aver mai operato alcuna discriminazione. E ce ne facciamo un vanto.
Abbiamo sempre aderito a ogni iniziativa sociale per l’inclusione, anche andando oltre il mondo del calcio: a riprova, in tempi non sospetti siamo stati tra i primi a aderire al progetto “Emergenza sbarchi” e per questo siamo stati lodati anche dagli organi di stampa, come si può leggere qui.
Per questo motivo, non possiamo tollerare che il nostro nome sia infangato o anche solo accostato a episodi e comportamenti che nulla hanno a che vedere con la nostra attività (e, anzi, sono contrari ai nostri principi).
Non possiamo tollerare che venga danneggiata (non solo nell’immagine, ma anche economicamente, mettendo a rischio la sua sopravvivenza) una società che ha un ruolo riconosciuto come fondamentale proprio per l’inclusione, nelle nostre zone.
Grazie a noi, tanti bambini e ragazzi stranieri si sono integrati, hanno imparato uno sport e hanno trovato amici, in una terra in cui sono stati costretti a migrare dalla povertà ed in cui hanno trovato una casa accogliente: Mondovì e il monregalese.
Non siamo e non saremo mai razzisti.
C’è stato però chi ha insinuato il contrario, scatenando una vera e propria ondata di insulti e minacce contro di noi, i nostri amici e chi ci aiuta a andare avanti, per cui abbiamo provveduto a sporgere denuncia, per tutelarci e per ottenere giustizia nei confronti di chi continui ingiustamente a offenderci.
Tutto questo non riuscirà comunque a impedirci di proseguire nella nostra attività, al servizio dei giovani e dello sport.
In poche parole: il ritardo di tale comunicazione era dovuto all’attesa di un riscontro da parte di un esperto di diritto sportivo e nel frattempo il ragazzo era già stato sospeso. Sul piano legale, inoltre, la società è in attesa di conoscere quali siano i limiti sanzionatori previsti in casi come questo e per tale motivo la squadra è in attesa di emettere un provvedimento disciplinare definitivo. Inoltre la società ha sporto denuncia contro le persone che nelle ultime ore hanno rivolto insulti e minacce.
Ricordiamo, però, che il segretario non aveva confermato la sospensione del giocatore e, alla luce del comunicato che abbiamo riportato, ciò può essere giustificato dal fatto che non fosse nella posizione di rilasciare dichiarazioni ufficiali, condizione in cui invece si trovava il presidente che, appunto, aveva confermato la sospensione.
Le scuse del ragazzo e le parole dell’avvocato
L’avvocato del ragazzo ha riferito le dichiarazioni del suo assistito. Lo riportano Gazzetta dello Sport, Globalist e altre testate online:
Estrapolare illecitamente un video da un contesto privato e diffonderlo attribuendogli un movente non è rappresentare il pensiero e l’obiettivo del mio cliente, che corre sui campi di calcio con compagni di ogni etnia, e si scusa con tutti, con le persone citate e con la sua famiglia. Questo frame destinato una visione privata, e non pubblica, ha destato clamore, in considerazione dei toni utilizzati, elevandosi a manifesto e programma politico, mentre in realtà si è trattato di una sceneggiatura privata che tale resta. Tutti ne stigmatizziamo i contenuti ma prima dobbiamo comprendere che si tratta di una sceneggiatura da vedere e cancellare tra amici, un gioco che non piace, appositamente utilizzo questo termine, ma che ha un solo movente privato e non pubblico come l’illecita diffusione gli ha attribuito. Una condotta privata che diviene certamente paradossale, non condivisibile e provocatoria a maggior ragione quando si eleva a lettura pubblica nell’epoca della velocità e dei social e nell’attuale panorama di dura conquista dei diritti e delle libertà. (Il mio cliente) dopo giorni di riflessione trascorsi nel dolore, si scusa oggettivamente ed a prescindere con quanti possano essersi sentiti toccati su un tema con cui giustamente è molto difficile scherzare, forzare la mano, provocare anche nel proprio privato.
In poche parole l’avvocato sostiene che il video del suo cliente era destinato ad un uso privato e che in tale contesto deve essere contestualizzato. Soprattutto, il legale afferma che il suo cliente è ben lontano da certe ideologie e pensieri. Per questo il ragazzo si è scusato “dopo giorni di riflessione trascorsi nel dolore”.
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