La favola delle api

di PassaportoFuturo |

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In un potente e prosperoso alveare, vivevano in origine numerose api. La società aveva una struttura simile alla nostra ed ogni insetto aveva il proprio ruolo. Le api operaie si dedicavano al duro lavoro per permettersi di sopravvivere. L’intero sistema era caratterizzato dalla presenza di abitanti con svariate peculiarità: ambizione, egoismo, prodigalità, superbia, lussuria ed eterna insoddisfazione. Non mancavano inoltre i ladri e i furfanti.

L’alveare era il più fiorente, rispettato e temuto di tutti e continuava a prosperare. I vizi dei privati contribuivano al benessere pubblico: i consumi, i desideri ed i piaceri dei più ricchi rendevano disponibili numerosi lavori e favorivano il commercio, l’industria ed una economia solida.

Fino a quando qualcosa cambiò: molte api cominciarono a lagnarsi della presenza di disparità sociale, delle ingiustizie e dei comportamenti negativi che affliggevano la società, scatenando l’ira del Dio Giove, che per punirli tramutò gli insetti in abitanti onesti e corretti.

La redenzione fece crollare i consumi, creando così una enorme disoccupazione e deprimendo l’intero sistema economico: i prodighi, i superbi ed i dediti al lusso smisero di sperperare i loro soldi e di vantarsi con gli altri. La domanda e la produzione crollarono. Il sistema giudiziario si sfaldò, vista la mancanza di criminali. Negozianti, fabbri e migliaia di altri abitanti persero il lavoro.

La provocatoria favola allegorica, scritta da Mandeville nel 1700, creò al tempo molto scandalo. La sua visione ha ispirato molti economisti e filosofi, tra cui il “padre dell’economia” Adam Smith, e aveva l’obiettivo di enfatizzare il ruolo delle azioni egoistiche compiute dall’uomo, che perseguendo gli interessi individuali, contribuirebbe al benessere pubblico. Però per Mandeville la sinergia tra azioni individuali e benessere pubblico risulterebbe efficace solo nelle società in cui le istituzioni riescano a garantire diritti fondamentali e a limitare l’egoismo che interferisce invece con l’ordine pubblico.

E voi come valutate questa esclusione di moralità nella determinazione del benessere sociale?

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