Modena, altro “blitz” di Salvini: “Spaccio? Chiudete il negozio”
Quando abbiamo assistitito alla notizia della famosa “chiamata al citofono” di Salvini al ragazzo di origini Tunisine, credevamo di essere di fronte ad un unicum.
Un evento unico ed irripetibile, madre e padre di diversi memes su Internet e, come esisiti immediati, strascichi giudiziari con la famiglia coinvolta convinta nello sporgere querela contro le persone che li hanno additati come spacciatori (falsamente secondo quanto dichiarato all’avvocato di elezione) e lo stesso senatore.
Nonché una perita analisi dell’avvocato Guido Saraceni, che ci è stato chiesto di esaminare ed abbiamo riscontrato ineccepibile, e che riteniamo potrebbe applicarsi ad ogni fattispecie simile. Come sempre, parlando di Saraceni.
Ma nei migliori thriller e film gialli, il protagonista torna sempre sul luogo delle vicende, e il ferro della cronaca va battuto finché è caldo e duttile, perché freddo non serve più a nessuno.
Così, a Modena assistiamo ad un altro Blitz.
Una diretta Facebook in cui il senatore si fa indicare un negozio accusato di essere una “centrale dello spaccio” e dichiara
‘Chiediamo cortesemente a chi di dovere, alla procura e alle forze dell’ordine, di fare i dovuti controlli in questo negozio, perché qua dentro si spaccia la droga”. “Speriamo -dice Salvini. che la nostra presenza di oggi possa portare a fare i controlli del caso, possa portare a qualche chiusura e a qualche arresto. Ringrazio le mamme e le nonne che ci hanno messo la faccia. E’ dal ’99 che c’è questo negozio? Sono vent’anni? Visto che sono testone, tornerò tutte le volte, finché non sarà chiuso definitivamente”.
Sicuramente, a giudicare dai likes e dalle condivisioni ottenute, una manovra mediatica ottima per far risonanza nelle elezioni.
Ma porterà agli stessi esiti della famosa chiamata al citofono? Non bisognerà tracciare, prima o poi, un confine tra l’azione delle forze dell’ordine e l’estemporaneo intervento in stile “Striscia la Notizia”?
Con quale spirito le citofonate e i blitz saranno accolti e, soprattutto, dobbiamo aspettarcene altri?
AGGIORNAMENTO: Ci riferiscono i nostri amici di Giornalettismo una serie di dettagli adatti a completare il quadro della vicenda
Giornalettismo è in grado di riferire che si tratta di un’attività che ha comportato un investimento importante, con l’acquisto di macchinari – i distributori automatici di cibi, bevande e altri oggetti – che ha previsto un esborso notevole da parte dei proprietari delle mura e dell’attività. Che non sono nigeriani, come potrebbe sembrare dal video in diretta pubblicato sui social dell’ex ministro, ma sono italiani.
Non solo: il negozio è in una fase di compravendita, un momento particolarmente delicato per un’attività commerciale. Chiaramente, uno ‘spot’ di questo tipo non giova alle fasi cruciali della trattativa. Essendo un negozio di servizi online aperto 24 ore su 24, non c’è una vigilanza ad hoc, ma è un luogo aperto al pubblico.
Che a questo punto si fa ancora più complesso di quanto inizialmente preventivato.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.