Venezia: donate due euro col cellulare, faranno la fine di quelli di Amatrice!
Ci sono vari tipi di bufale. Alcuni sono particolarmente beceri.
Ad esempio questo.
Il testo è semplice e brutale, come brutale è il linguaggio di chi cerca di indinniare un pubblico dal livello socioculturale spesso bassissimo, cercando la mimesi del loro linguaggio.
VENEZIA: donate 2 euro col cellulare…farann o (sic!) cumulo con quelli destinati ad Amatrice (mai arrivati). Bravi sì, co****i mai!
O forse mai bravi, mai veritieri. È una bufala gente, e del peggior tipo.
La bufala dei soldi di Amatrice
È una bufala con la quale combattiamo dal 2016, che ritorna periodicamente a causa della funzione Accadde oggi… di Facebook, o quando c’è bisogno di indinniare la folla 2.0.
Riportando quanto dicemmo già all’epoca
Non è un caso se il nostro servizio, già nei tempi del terremoto e del post-sisma, si era trovato a intervenire per rimettere ordine tra le notizie che più infestavano il web. Il topic più frequente erano proprio gli sms, al centro di una polemica. Il procuratore di Rieti Giuseppe Saieva aveva aperto un fascicolo, smentendo quanto denunciato da Pirozzi. Lo riportava, il 26 settembre 2017, Il Giornale con un articolo intitolato con taglio equivoco: «Soldi per i terremotati spariti: vogliono già insabbiare tutto». Nel contenuto, poi, smentiva quanto dichiarato in apertura:
Tutto insabbiato. Non è certo colpa della procura di Rieti, il cui capo Giuseppe Saieva ha già chiarito che il fascicolo aperto dopo le dichiarazioni del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, sulla «sparizione» delle donazioni post-sisma arrivate via sms avrà vita breve: «Una bolla di sapone».
Quei soldi, in effetti, non sono spariti. Non c’è molto di penale su cui indagare, non c’è un giallo da risolvere, e l’archiviazione sembra la strada più naturale, considerando che quei milioni di euro sono al sicuro nei conti della Protezione civile. Di penale, invece, c’è l’indagine per truffa a carico di 120 romani che, sfruttando la residenza «fittizia» ad Amatrice, sono stati pizzicati dalla procura reatina a incassare il contributo (da 400 a 900 euro) erogato alle vittime del sisma che prendono casa in affitto. Mentre le vittime vere, magari, vivono nelle baracche.
I 28 milioni raccolti grazie alle donazioni pervenute sia da sms che da bonifico, in realtà, non erano destinati all’emergenza, bensì alla ricostruzione. Per l’emergenza, infatti, i denari nelle zone terremotate erano già stati impiegati, come sottolineava Angela Finocchiaro – al Ministero dei Rapporti col Parlamento durante il Governo Gentiloni – in risposta a un’interrogazione parlamentare richiesta da Laura Castelli, deputata del Movimento 5 Stelle che chiedeva spiegazioni su un “ritardo” dell’arrivo delle donazioni:
La “sparizione” dei 28 milioni di euro è una notizia falsa: come ha risposto all’interrogazione la ministra Anna Finocchiaro, quei fondi erano destinati fin dall’inizio alla ricostruzione post-terremoto, e non sono “scomparsi”, mentre la gestione dell’emergenza è stata ed è finanziata con denaro stanziato dallo Stato.
Per fare chiarezza si era adoperata anche la Protezione Civile con un comunicato:
In riferimento alle nuove errate informazioni che circolano soprattutto sui social in merito all’utilizzo delle donazioni raccolte attraverso il numero 45500, si precisa che, come indicato anche nel Protocollo che ne disciplina il funzionamento, queste serviranno per supportare la ricostruzione dei territori colpiti. Per la fase di gestione dell’emergenza, infatti, sono destinate tutte le necessarie risorse attraverso i fondi pubblici.
In particolare, in questa emergenza, come disposto dal decreto legge 189 convertito (leggi il testo sulla Gazzetta Ufficiale, ndr), le donazioni confluiranno nella contabilità speciale del Commissario straordinario alla ricostruzione e saranno gestite passando dal controllo di un Comitato dei Garanti, come prevede proprio il Protocollo.
Saranno i territori a valutare, in raccordo con Regioni e Commissario e sulla base delle esigenze valutate nell’ambito del più complessivo piano della ricostruzione, a indicare su quali progetti destinarli.
Lo stesso vale per le somme raccolte attraverso il conto corrente aperto dal Dipartimento.
Nessuna donazione, dunque, era sparita. I denari arrivati con le offerte erano rimasti su un conto infruttifero fino al 14 febbraio 2017 – dunque quando venne chiusa la raccolta – dopo il quale un Comitato dei Garanti (nominato dal Capo della Protezione Civile e dai Presidenti delle Regioni coinvolte) aveva il compito di «valutare di volta in volta le varie proposte delle Regioni e del Commissario per la ricostruzione, Vasco Errani, e di sbloccare le risorse» (fonte: Agi).
Abbiamo quindi un comunicato della Protezione Civile, il risultato di una interrogazione Parlamentare e il parere del Procuratore di Rieti.
E quelli di Venezia?
Noi non vediamo nel futuro, chi scrive le bufale sì? Non crediamo.
Fattostà, che se l’oggetto del bufalaro era preventivamente (cosa vile e grave, in uno stato dove tutti, ricordiamo, siamo innocenti fino a prova contraria) la Protezione Civile o ogni altro ente di malversazioni e furti citando un caso precedente, se tale caso precedente non esiste, possiamo ritenere tali accuse una crudele calunnia.
Ma perché avete definito questa bufala particolarmente becera?
Immaginate un uomo che ha bisogno di aiuto. Riverso per le strada. Voi potete allungare la mano, sollevarlo, aiutarlo… come il Buon Samaritano nei Vangeli, sostanzialmente.
Ma arriva un passante dal livello socioculturale basso (citazione necessaria) che esclama convinto
Eh no cari miei! Buono lo sono, co*ione no! Metti che quello fa finta? Metti che poi lo aiuti e quello si reggeva da solo? Metti che poi aveva chiamato l’ambulanza e l’ambulanza si prende il merito? Lasciamolo lì ad agonizzare, tanto è tutto mangia mangia!!!
Cosa fareste voi?
Potreste ignorare il becero passante, e quindi rivelare di essere una brava persona, oppure dargli retta e abbandonare al suo destino un bisognoso.
Potrete anche mentire a voi stessi e ripetervi le parole del becero passante per farvi ragione. Voi avrete compiuto una pessima azione ripetendovi di avere buone ragioni inesistenti.
Potete evitare di donare pochi euro in beneficienza per mille ragioni. Tutte accettabili. Perché quei due euro non li avete proprio in tasca, perché preferite la sottoscrizione bancaria, perché… per ogni altro motivo.
Ma non datecela a bere: chi non vuole donare perché “tanto se li rubano”, sta solo cercando una scusa per coprire, e malamente, un caso di braccino corto e tentativo di fare politica becera anche sulla pelle di chi soffre.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.