Archeologi trovano iPhone di oltre 2.100 anni fa in una tomba dell’Atlantide russa
Archeologi trovano iPhone di oltre 2.100 anni fa in una tomba dell’Atlantide russa è quel genere di titolo, da alcuni riportato con un giusto e tattico virgolettato, da altri no, che contiene due clickbait in una.
Partiamo da una questione fondamentale: non esiste alcuna Atlantide in Russia, e non esistono abitanti dell’Atlantide russa che 2100 anni fa amavano fare videochiamate coi loro iPhone di Atlantide.
Non esiste alcuna Atlantide russa
Preveniamo le opposizioni: il Sayan Sea non c’entra niente coi Saiyan, i nerboruti guerrieri alieni protagonisti della serie a cartoni animati Dragonball, bensì è una riserva artificiale prodotta dallo sbarramento della diga Sayano-Shushenskaya, a monte.
Semplicemente, tra tutti i posti possibile per porre un bacino idrico artificiale, si è scelto un posto insistente sopra una necropoli, un antico luogo di sepoltura.
Quando il bacino idrico non è in uso, gli archeologi quindi possono effettuare scavi e ricerche, ponendo in salvo antichi manufatti e sepolture
Non esiste alcun antico iPhone
Nonostante il titolo decisamente acchiappaclick abbia dato la stura a diverse bizzarre teorie del complotto, tra le quali possiamo censire la teoria, di seguito riportata e tratta da un portale che ha ricamato sui titoli
Altri sostengono che tali spiegazioni ignorano l’evidenza che le civiltà preistoriche possedessero una conoscenza tecnologica avanzata che è andata perduta nel corso dei secoli per poi essere riscoperta nei tempi moderni.
Non possiamo escludere la possibilità che siano prove dell’esistenza di viaggiatori nel tempo , civiltà perdute o visitatori extraterrestri. La verità è che non devi essere un teorico della cospirazione o un criptozoologo per meravigliarti di uno strano dispositivo simile a un computer che risale all’antica Grecia, o di una batteria di 2.000 anni trovata fuori Baghdad in 1930. Ma ora gli archeologi hanno fatto un’incredibile scoperta, un “iPhone” di 2.137 anni fa nella tomba di una donna durante un viaggio nella cosiddetta “Atlantide russa”.
spingendosi a sostenere la possibilità di un viaggiatore nel tempo o una antica civiltà che non abbia niente di meglio da fare che perdersi un iPhone nel passato
Possiamo osservare il misterioso antico iPhone.
Un oggetto squadrato, intarsiato con turchesi e gemme preziose e due buchi dai lati, non vi suggerisce niente?
Passiamo al momento del ritrovamento, anche esso fotografato.
Quindi abbiamo un oggetto squadrato, poggiato sull’ombelico di una salma e posto di traverso assieme al suo scheletro.
La soluzione più ovvia ed immediata, quella data anche da il Messaggero (che pur non ha resistito al titolo clickbait che tanto ha eccitato la fantasia di tutti) è che si tratti di una fibbia da cintura.
Secondo gli studiosi che lo hanno rinvenuto, si tratterebbe di un accessorio indossato dalla donna, una fibbia per la cintura, usato nella Russia meridionale rurale nell’era Hunnu.
Il mistero è risolto, tranne per i titolisti e per chi ci ha voluto ricamare: non è certo un virgolettato infatti a trasformare una pregevole fibbia da cintura in un iPhone di Atlantide.
E senza biasimo per chi redigendo un titolo clickbait ha aperto la stura a interpretazioni complottiste che abbiamo visto essere fiorite nell’immediato, ci chiediamo quale sia lo stato della cultura in Italia, se per far interessare il pubblico ad una scoperta archeologica bisogna evocare il ritrovamento di un iPhone di Atlantide, bene percepito come più importante di una antica e preziosa fibbia di pregevole manifattura.
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