La “verità” di Carola Rackete, ovvero perché non dovreste credere al primo che passa su Internet…
Ci segnalano i nostri contatti un lungo walltext sulla “verità” di Carola Rackete.
Le virgolette, in questo caso, sono d’obbligo.
Non lo riporteremo qui. Non riporteremo i tentativi di paragonare il Capitano Rackete ad altri capitani per ostentare una captatio benevolentiae verso soggetti terzi ed estranei alla vicenda. Non riporteremo il fatto che siamo sconvolti dall’avere decine di segnalazioni basate su un testo che è un centone di altri articoli già scritti.
Ne riporteremo solo estratti, volta per volta.
E lo faremo per farvi notare come basti semplicemente incartare la stessa bufala in una forma più ripulita perché tutti corrano ad abbeverarsi alla stessa fonte attossicata.
Come se imbottigliassi l’acqua dallo scarico dei bagni del diurno alla Stazione Termini chiamandola “Acqua di Roma” e riuscissi a superare in prezzo e desiderio le bottiglie di Acqua Evian di Chiara Ferragni.
Quindi partiamo dallo smontare la “verità” di Carola Rachete, pezzo per pezzo.
Ho cercato Carola Rackete su Internet, ma non la trovo sui social!!
Il testo che ci viene sottoposto recita
Così ho iniziato unitamente ad altri miei collaboratori a cercare in rete. La prima cosa che appariva contraddittoria su Carola era che nell’era della tecnologia, dove per necessità in un modo o nell’altro tutti siamo connessi e profilati dai network, lei esisteva solo su linkedln. Di lei nessuno ha trovato alcuna traccia su altri social. Carola ci sarà sicuramente nel mondo social, ma con buona probabilità utilizza un nickname fasullo che non riconduce alla sua persona.
Con buona probabilità.
Sottiolineate buona probabilità.
Immaginate che un soggetto a caso, ad esempio qualcuno invidioso della vostra relazione con la persona da lui desiderata, cominci a mettere brutte voci in giro su di voi.
Siete una persona schiva. Siete anzi una persona che sa come gestirsi sui social.
E sa benissimo che inondare Facebook di selfie con la bocca a cu*o di gallina, foto di quello che mangiate, vanterie da miles gloriosus è il modo migliore per finire in un oceano di guai, perpetuando la metafora nautica.
Quindi questo qualcuno si presenta dai genitori della persona amata e dice di voi
Ho cercato questo tizio su Internet, ma non l’ho trovato! Ho stalkerato tutti i profili col suo nome, nessuno mi dà l’amicizia! Non riesco a trovare informazioni su di lui nonostante abbia speso le giornate a cercare il suo nome, secondo me vi nasconde qualcosa perché sennò darebbe l’amicizia a me, un perfettissimo sconosciuto che non ha mai visto in vita mia e mi racconterebbe tutti i suoi fatti più intimi e segreti.
Isaac Asimov, nella sua raccolta “Io Robot” scrisse al riguardo, in tempi precedenti ad Internet, un racconto, “La Prova”.
Non vi rovinerò la sorpresa spoilerando, ma parla di un giovane e brillante avvocato, Stephen Byerley, fermo oppositore della pena di morte in voga negli USA di quegli anni (e del mondo futuro in cui vive) che, una bella mattina, si scopre essere accusato dai suoi avversari politici di non esistere.
Ovvero gli stessi dichiarano che l’avvocato Byerley è in realtà il falso nome di un robot androide perfezionatissimo: la prova è la sua eccessiva perfezione, dicono i suoi nemici.
I quali adducono che è contro la pena di morte, che è una persona ligia al dovere, che non partecipa ai luculliani banchetti sociali per mendicare voti, che non ha mai reagito con ira alle provocazioni più basse e che, sostanzialmente, è il Ragazzo immagine dell’America bene perché qualcuno ha voluto costruire un androide programmato per la perfezione.
Byerley decide di antagonizzare i suoi avversari: comincia a girare con un giubbotto antiproiettile (all’epoca cosparsi di piombo) per rovinare i tentativi di fargli fotografie a raggi X di straforo per scoprire i delicati congegni che lo rendono perfetto, minaccia di denunciare chiunque intruda nella sua privacy, e quando i maggiori esperti di robotica, chiamati dai suoi nemici, esigono di conferire con lui, gli fa questo discorsetto
«Al contrario, sto cercando di chiarire una situazione che voi e il dottor Quinn avete reso complicata. Vedete, è vero che non dormo molto, e in ogni caso non dormo certo in pubblico. Non mi è mai piaciuto mangiare in compagnia, una peculiarità del mio carattere che è sicuro insolita e proba-bilmente di origine nevrotica, ma che non danneggia nessuno. Sentite, dottor Lanning, permettetemi di avanzare un’ipotesi. Supponiamo che un uomo politico deciso a sconfiggere ad ogni costo un candidato riformista svolgesse indagini sulla sua vita privata e s’imbattesse in piccole stranezze come quelle cui ho appena accennato. Supponiamo che per distruggere la reputazione del candidato si rivolgesse alla U.S. Robots, considerandola la più adatta ad aiutarlo a raggiungere il suo scopo. Credete proprio che vi direbbe: “Il tal dei tali è un robot perché non mangia quasi mai in compagnia, perché non l’ho mai visto addormentarsi mentre dibatteva una causa, perché una volta ho sbirciato dentro la sua finestra nel cuore della notte e l’ho visto seduto a leggere un libro e perché ho aperto il suo frigorifero e ho scoperto che era vuoto?”
«Se vi dicesse questo, voi gli fareste subito mettere la camicia di forza. Ma se vi dicesse: “Non dorme mai, non mangia mai”, rimarreste così colpito dall’affermazione, che non vi accorgereste che tale affermazione non è dimostrabile. E vi prestereste al suo gioco, aiutandolo nei suoi progetti.» (Tratto da ISAAC ASIMOV TUTTI I MIEI ROBOT (The Complete Robot, 1982) )
Riteniamo che la stessa situazione si applichi a questo caso.
Riteniamo che sia la stessa situazione prevista dal genio visionario di Asimov. Lì avevamo un brillante procuratore spacciato per un androide con accuse che avrebbero, a dire dello stesso, comportato un TSO per i suoi accusatori.
Qui abbiamo qualcuno che adduce convinto che esista un complotto così costruito
evidentemente di Carola Rackete è stata fatta una profonda pulizia in rete affinché nulla fosse rintracciabile e la bella fiaba della comandante anarchica che salva le vite dei naufraghi potesse essere venduta meglio al pubblico dai media convenzionati del PD. Tutto ciò deve essere avvenuto prima che Carola salisse sulla SEA WATCH, perché a nostro avviso Carola, aveva già ben chiaro quale sarebbe stato il suo piano.
E giù di Uomo Veramente Cattivo con le password di Carola Rackete che cancella tutti i selfies con la bocca a cu*o di gallina, le foto delle apericene, degli sguaiati inviti a sguaiati prediciottesimi che il Popolo della Rete considera condizione essenziale e necessaria per esistere ancor più della vita stessa per preparare il suo più grande complotto.
Con una specifica aggravante
Esiste solo Internet!!
In passato abbiamo approfondito una bufala innocua. Abbiamo anche riso dell’ingenuità di chi l’aveva diffusa.
Mal ce ne incolse!
Era solo una Finestra di Overton, un tentativo di vedere quanto in là si può spingere l’incredulità umana prima di asserire le cose più improbabili, le accuse più infamanti, i complotti più assurdi senza che uno Stephen Byerley a caso si alzi tra il pubblico a farti notare l’assurdità della cosa.
E stiamo parlando della bufala degli insegnanti in Giappone che non si inchinano neppure di fronte all’Imperatore!!!
Difesa con grandissima ira e furiosissimo sdegno da chi ne aveva fatto meme e temeva gli bruciassimo la piazza.
Ma ancor di più da persone meno rissose e più umili che però hanno, involontariamente, creato un clima attossicato con una semplice frase.
Vi lasciamo l’estratto che ci sconvolse, presente ancora in un blog del 2012:
La notizia è sul web e non c’è motivo di dubitarne. Molto probabibilmente è vero: “in Giappone gli unici cittadini che non sono obbligati ad inchinarsi davanti all’imperatore sono gli insegnanti. Il motivo è che i giapponesi sostengono che senza insegnanti non ci possono essere imperatori“.
Saggezza orientale, mi dico, con una punta di comprensibile orgoglio, mentre penso che forse qui da noi, nell’Occidente torpido, presuntuoso e sempre più barbaro, dovremmo tentare di convincere i giapponese a tenersi per una decina d’anni a soggiorno obbligato i ministri e i sottosegretari della nostra Pubblica Istruzione. Probabilmente si tornerebbe finalmente a parlare di scuola col dovuto rispetto.
Quindi, se qualcosa viene detto su Internet diventa automaticamente vero. Ma attenzione, se qualcuno non racconta la sua vita su Internet selfie dopo selfie, diventa automaticamente un fantasma, un falso vivente, un non umano, una creazione artificiale, un androide.
E non importa a nessuno che secondo Internet Soros è stato deportato a Guantanamo perché è stato visto comprando del sesso perverso in Piazza Aspromonte (citazione per molti, ma non per tutti).
Nessuno si stupisce perché su Internet esiste una razza pregiatissima di Metalupi specializzati nello strappare gambe e braccia agli immigrati facendoli morire in una pozza di sangue come nel Trono di Spade davanti agli Indinniati Speciali e Somaristi che si eccitano in modi proibiti e perversi al pensiero.
E a nessuno importa che secondo Internet esista una malattia portata dagli immigrati, cui questi sono immuni, che comporta alitosi e morte ma l’ASL non ce lo dicono (citazione altrettanto colta).
A nessuno importa il fatto che avevamo uno strumento pari ad avere, ogni giorno, la Grande Biblioteca di Alessandria di Egitto in tasca e ne abbiamo fatto un postribolo per le scempiaggini più oscene, le balle più colossali e le storielle più incredibili.
Pensate solo a questo: le stesse persone che dichiarano che Carola Rackete non esiste, o come vedremo è un prestanome privo di requisiti e capacità messo lì da Soros, dal PD o dall’Uomo Veramente Cattivo perché su Internet non l’hanno trovata, quando vanno su Internet, sono pronte a condividere le storielle più improbabili, le leggende metropolitane più scafate, dicendo che
la notizia è sul web e non c’è motivo di dubitarne
Trovando più che accettabile appendere un l’ho trovato sul web!! come giustificazione per l’assurdo più incredibile.
Ed ora la terribile piaga del “La notizia è sul web e non c’è motivo di dubitarne: molto probabilmente è vero” ha trovato il suo degno partner in non l’ho trovato sul Web, quindi non esiste.
Una intera generazione perduta che ha perso il piacere di uscire di casa, entrare in biblioteca, parlare con la gente, informarsi di persona.
No, deve essere tutto dietro un monitor, tutto messo in chiaro, tutto messo in una trasparenza che diventa crudele e brutale invasione della privacy.
Come l’avvocato Byerley nell’opera di Asimov, pare evidente la direzione in cui si vuole arrivare: costringere ogni persona a diventare un uomo o una donna di vetro, eternamente sottoposto allo scrutinio di migliaia di guardoni che battono alle porte di casa sua, si attaccano alla finestra ed esigono di osservare ogni momento della sua vita, anche il più intimo.
Ma del resto, perché un personaggio pubblico come Carola Rackete dovrebbe avere un profilo social pubblico da dare in pasto agli hater? Per farsi bullizzare fino alla resa come Kelly Marie Tran costretta a lasciare i social perché gli indinniati ed i leoni da tastiera la bullizzavano ogni giorno?
Per dare a livorosi e rancorosi spioni e guardoni il “diritto” di libera ingiuria ed i loro due minuti di Odio?
Una distopia praticamente.
Black Mirror è qui, e la gente batte i piedi perché arrivi più in fretta.
Carola Rackete non ha i requisiti!! Non ti assegnano una nave a caso! Ora vi metto le foto di donne italiane che le navi le guidano così capirete che la “verità” di Carola Rackete è quello che dico io!!
Ci dice il copincolla…
Ecco che spunta questa sedicente “Capitana”, una capitana troppo giovane per quel ruolo di comandante. Le indicazioni che abbiamo ricevuto da personale qualificato del settore ci hanno fatto aprire gli occhi e ci hanno detto dove cercare. In primis una presunta laurea in scienze nautiche non abilità a condurre una nave, ma nemmeno un gommone. Per poter condurre una nave, ma anche un semplice gommone superiore ai 40 CV necessita la patente nautica. Per ottenere il brevetto per poter condurre una nave di 800 tonnellate servono studi specifici, servono decine e decine di esami e test per i quali servono anni per ottenerli. È una volta ottenuti, non è detto che un armatore ti metta tra le mani una nave, anzi, come scritto nel post e con rammarico per questa scoperta, se sei donna, difficilmente ti danno un timone in mano, anzi, non te lo danno proprio. È un settore estremamente duro per una donna che ambisce a timonare una nave.
Così abbiamo preso come esempio una donna di spicco di cui sono estremamente orgogliosa perchè ha lottato Dio solo sa quanto per conquistare quel posto di comando con orgoglio e dedizione […]
E per il Cielo e l’Ideale: non sappiamo neppure da che parte cominciare per dirvi quanto tutto questo sia profondamente sbagliato. Anche perché l’abbiamo già fatto, ma evidentemente nessuno ci ascolta.
Lasceremo sia un nostro “esperto”, di cui almeno vedrete il volto, a sfogarsi
Perché qui siamo alla collezione di fallacie
Mi ha detto un esperto che ci vogliono una serie di requisiti, ma ho cercato su Internet e non li trovo.
Oh davvero?
Anche noi abbiamo fatto delle ricerche, ma nella direzione giusta, scoprendo che Carola Rackete ha un curriculum noto di tutto rispetto, testo che vi invitiamo a leggere (per i meno colti, basta cliccare sull’hyperlink) e al quale un nostro lettore ha replicato così
Avendo conseguito la laurea di primo livello in nautica e trasporto marittimo alla Jade Hochschule di Elsfleth del 2011, Carola Rackete ha ottenuto la qualifica di Wachoffizier (ufficiale di picchetto).
La qualifica di capitano viene attribuita successivamente in base all’esperienza di lavoro senza ulteriori esami (“Das Befähigungszeugnis zum Kapitän wird später auf Basis der Berufserfahrung ohne weitere Prüfung erworben”).
Lapalissiano infatti che se l’Alfred Wegener institute ti mette in mano una nave rompighiaccio, la Quark Expedition ti mette come secondo ufficiale sulla Ocean Diamond, nave da crociera di punta della compagnia, Greenpeace ti mette in mano l’Arctic Sunrise e finisci a fare il capitano sulla Sea-Watch, probabilmente non sono tutti impazziti.
Sei tu che ti poni nella situazione dell’indisciplinato automobilista che corre contromano in autostrada e chiama la moglie piccato per aver incontrato almeno una ventina di automobilisti indisciplinati pronti a sfanalarlo e urlargli contro insolenze.
Non parliamo poi del tentativo acchiappalike di buttarla sul
Ed ora elencherò tante donne illustri meglio di lei!
E allora?
Immaginate che l’avvocato Stephen Byerley, dopo essere stato ingiustamente accusato di non esistere e di essere un sofisticato androide, si senta dire
E poi di avvocati anche migliori di te ce ne sono a mucchi!! Calamandrei c’è sui libri di storia italiani e tu no! Conte l’hanno fatto Presidente del Consiglio e tu manco riesci a farti eleggere perché dicono che sei Robot della Kasta!! Anche Abramo Lincoln era avvocato, ed ha liberato gli schiavi ed abbattuto gli alberi con la dentiera di legno (sic!) ! Tu quanti alberi hai abbattuto? E ce l’hai la dentiera? E gli schiavi non li liberi?
Secondo voi cosa dovrebbe fare, a parte scrollare le spalle, ridere e realizzare che non è certo sciorinando i grandi onori di persone terze che si umilia chi non ha forse raggiunto tutti quei grandi obiettivi, ma continua a perseguire i suoi?
È un vizio tipico italiano il paragone spregioso.
Tutte le mamme ed i papà esponenti di una certa italianità amano infatti paragonare il loro pargolo ai figli degli altri. Vantarsi che il loro figlio ha imparato a camminare una settimana prima, che prende voti migliori, che è intelligentissimo ed a 7 anni già sapeva usare il tablet… ma che, curiosamente, quando sono gli altri bambini a superarlo, corrono a difenderlo.
Dicendo che gli altri bambini sono stati aiutati, hanno avuto fortuna, sono i cocchi della maestra… non c’è oggettività in un paragone.
Se non puoi essere una foresta, sii un albero, ma orgoglioso di essere tale, disse un saggio.
Possiamo fare notte a mettere foto di persone che hanno raggiunto obiettivi più grandi di Carola Rackete: buon per loro, ma ai fini della discussione, ciò cosa rileva?
Possiamo forse ritenere tutti gli avvocati della Terra inferiori ad Abramo Lincoln che liberò gli schiavi? Non penso proprio.
Ma dato che ci siamo, coglieremmo questa preziosissima occasione per sottoporre a fact checking anche sulle altre illazioni e bufale palesi.
Carola Rackete è pregiudicata! Rubava le carte di credito e la cocaina!
E per fare cosa rubava le carte di credito, per tagliarci le piste di coca?
Scherzi a parte, ci siamo occupati di questa bufala.
Bufala con fonte il web.
E del tutto priva di riscontri, che, tanto perché se vuoi una bella querela per diffamazione aggravata dal mezzo, le cose devi farle per bene e devi beccarti querele da tutta la famiglia, attribuisce alla Rackete un nonno delle SS ed una madre ricercatrice farmaceutica per la Bayer.
Sì, esatto: per gli indinniati da tastiera essere una ricercatrice farmaceutica è un gravissimo reato.
Probabilmente il riferimento è alla nota campagna di disinformazione che vuole l’attuale Bayer responsabile delle colpe del consorzio IG Farben, cosa che sarebbe come affermare che Lapo Elkann e Luca Cordero di Montezemolo hanno venduto carri armati a Mussolini ancor prima di nascere.
Ma all’indinniato non importa: tutto fa brodo, e niente è più ridicolo quando ti sei inventato accuse di consumo e spaccio di stupefacenti e nonni nazisti che marciavano a passo dell’Oca a Piazza Aspromonte dove erano stati visti comprando 400marchi di cocaina per la nipotina preferita
E mentre provvediamo a contattare Colombo e Marisa seguiamo la scaletta gentilmente offerta da TPI per il resto delle bufale
Carola Rackete ha il babbo mercante di armi e di morte!
In quale universo parallelo un consulente divente un mercante d’armi?
Definire un esperto militare consulente per imprese che si occupano di difesa un mercante d’armi è come definire il commercialista di un laboratorio farmaceutico un signore della droga perché “lavorano con la chimica”.
Difesa è un termine ombrello molto ampio: sarebbe come se domani prendessi un consulente di una ditta che ha rapporti col Ministero della Difesa, o che si occupa di difesa ad ogni livello, e lo accusassi di essere un trafficante d’armi sullo stile del Tony Stark prima del primo film o del suo mortale nemico Obadiah Stane.
Carola ha coscientemente speronato dei finanzieri, a morte!
Premettiamo che una verità processuale spetta al sistema giustizia.
Sul “coscientemente” possiamo già opinare. E per bocca di esperti veri, non il solito consiglio dei Dieci Assenti o grandi anonimi. Incorporeremo un fortunato post che sta facendo luce sulla questione.
Trattasi di Mario Piazza, abilitato al comando e persona di comprovata esperienza.
Trattasi di persona che formalmente vi diffidiamo dall’infastidire per piaggeria o rabbia politica perché ogni insulto nei suoi confronti sarà debitamente segnalato e comporterà ban ed una chiacchierata col Comandante.
Trattasi di persona che vi ricorda le più elementari regole della fisica: l’abbrivio.
Leggerete il suo post, che per quanto tecnico è redatto in un linguaggio assai semplice. In questo caso la verità, e non la “Verità” di Carola è che alle leggi della fisica non si comanda.
L’abbrivio e la conservazione del moto e della massa esistono: se pensate che si possa fermare una nave della stazza della Sea-Watch 3 una volta iniziata la manovra di attracco con la stessa velocità con cui fermate il vostro pandino usato, non solo dovrebbero togliervi la patente, ma non dovrebbero farvi usare più neppure le scarpe da ginnastica.
E noi paghiamo la portavoce di Sea-Watch 5000 euro al mese per difendere Carola! Perché non fate un’indagine su quanto pagano quelli delle ONG?
Punto primo, non siamo l’ufficio di Equitalia.
Punto secondo, non siamo il vostro insegnante di italiano, dato che “senza fine di lucro” ha un significato assai chiaro.
Come per i famigerati 35 euro degli immigrati, qualche indinniato ha deciso di fare il solito conticino della serva su quanto da bilancio costi mantenere un ufficio stampa, ed ha deciso invece che per “ufficio stampa” si intenda un fantastico Transformers dalle fattezze di donna che si trasforma in toner, stampanti, cibo, computer, accesso ad internet e quanto di necessario, accusando così Giorgia Linardi di assorbire un intero bilancio.
Nozione, naturalmente per chi ha letto l’articolo che vi abbiamo linkato, del tutto falsa e falsificata.
Anche Alex Zanotelli si è pronunciato…
Avete davvero bisogno di non una, ma numerose lezioncine per capire che non potete attribuire cose a caso a persone a caso?
Ma Carola rilascia anche interviste…
Come ci ricorda il citato TPI, falsissimo anche questo. Citiamo in questo caso testualmente
Falsa. La capitana, agli arresti domiciliari dall’alba di sabato, non ha mai concesso alcuna intervista, come spiegato da fonti della stessa Ong. Si tratta – hanno spiegato – di “libere interpretazioni dei fatti”. E, se si sente libero di farlo il “Corriere”, possiamo solo immaginare quello che è in grado di produrre un esercito di complottisti e odiatori seriali sguinzagliati sul web.
E confermiamo il finale: ci sono volute 3500 battute e oltre e ore di tempo solo per elencare cosa il popolo della Rete è stato in grado di sputare fuori in pochi giorni.
E scommettiamo che la storia non finirà qui.
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