Incidente mortale di Porto Recanati, relatore TG1 dice solo a fine notizia che l’assassino era pregiudicato sprovvisto di assicurazione e sotto l’effetto di alcol
Comprendiamo l’intento di certi post, e conveniamo nel fatto che non intendono rendere omaggio alle vittime, bensì divorarle e ucciderle una seconda volta: l’incidente mortale di Porto Recanati ha colpito tutti nel profondo. Nella notte tra il 2 e il 3 marzo Gianluca Carotti e Elisa del Vicario, rispettivamente 47 e 40 anni, viaggiavano a bordo della loro Peugeot lungo la SS16 di Porto Recanati mentre rientravano da una festa di Carnevale insieme ai loro bambini di 8 e 10 anni. Un’Audi A6, intorno all’1, invadeva la corsia opposta e colpiva frontalmente la loro auto. La coppia moriva sul colpo, mentre il bambino 10 anni in gravi di condizioni e la bimba di 8 venivano trasportati in Rianimazioe Pediatrica ad Ancona.
L’assassino e la macchina senza assicurazione
Al volante dell’Audi A6 si trovava Farah Marouane, marocchino di 34 anni residente a Monte San Giusto (Macerata) e arrestato per omicidio stradale. Marouane viaggiava in compagnia di altri due connazionali e tutti e tre sono risultati positivi all’alcoltest e al narcotest. Marouane si trova ricoverato – come gli altri due – all’Ospedale di Civitanova Marche ed è piantonato nell’attesa dell’udienza di convalida. Marouane era già noto alle forze dell’ordine pe vari precedenti per reati legati alla droga.
La sua Audi era sprovvista di assicurazione.
L’oggetto della nostra analisi: il post acchiappalike
Il post che ci viene segnalato parte “bene” nel cordoglio per la tragedia, ma poi si perde nell’inesattezza:
Questa notte in un incidente stradale sono morti marito e moglie, mentre i loro 2 figli di 8 e 10 anni sono in gravi condizioni all’ospedale orfani inconsapevoli.
Il relatore del TG di RAI1 è riuscito a dirlo a denti stretti e solo alla fine della notizia, ma i 2 coniugi sono morti perchè centrati da un’auto priva di qualsiasi documento con a bordo 3 marocchini, ed alla cui guida c’era un pregiudicato sotto effetto di alcol e droghe come i suoi compari, che fuggiva da un precedente incidente provocato sempre da loro qualche minuto prima.
Tutto verissimo, ma per trovare un modo di catturare l’attenzione il viralizzatore si accanisce contro il modo di lavorare del TG1, di cui siamo andati a recuperare tutte le edizioni del 3 marzo. Il post, infatti, è stato pubblicato alle 21 del 3 marzo ed erano andate in onda già 4 edizioni del Telegiornale di Rai1.
L’edizione del Tg1 delle ore 8 del 3 marzo, per cominciare, non aveva trattato la notizia.
Troviamo un servizio nell’edizione delle 13:30:
Come denuncia il post, l’inviato avrebbe aggiunto solamente a fine servizio il dettaglio dello status di pregiudicato dell’assassino e, a denti stretti, avrebbe aggiunto che la sua vettura era sprovvista di assicurazione. Quei “denti stretti”, che in maniera subdola l’autore del post vuole fare intendere come un indicatore di imbarazzo per la gravità della notizia che interessa un cittadino straniero, sono in realtà un abbassamento del tono che, si comprende benissimo, sembra piuttosto sottolineare la gravità della situazione creata dall’assassino: non era soltanto un pregiudicato, bensì si trovava al volante in stato di ebbrezza ed era anche sprovvisto di assicurazione.
Nell’edizione delle 20 troviamo lo stesso fenomeno, con un servizio più approfondito:
Stesso fenomeno, dicevamo: il relatore aggiunge il dettaglio dell’assicurazione e dello status dell’assassino solo alla fine, e il viralizzatore vuole far intendere che la scelta sia dovuta all’imbarazzo di parlare di un cittadino straniero macchiatosi di omicidio stradale in condizioni aggravate dallo stato di ebbrezza e di assenza di assicurazione del veicolo. La teoria è del tutto personale del viralizzatore, che non ha affatto a cuore la tragedia che ha colpito la coppia di Porto Recanati.
Ciò è dimostrato da una serie di esternazioni personali – su posizioni che rispettiamo, ma che tradiscono un’assente volontà di dimostrare empatia verso la tragedia – che spostano l’attenzione sulla manifestazione antirazzista di Milano, su Laura Boldrini, su Claudio Bisio e su Pamela Mastropietro, quest’ultima oggetto principale di molti viralizzatori.
Parliamo di acchiappalike, quindi, perché il post non offre empatia alla coppia scomparsa nel tragico incidente, bensì cerca un pretesto per seminare odio sfruttando le carni dei morti, tradendo anche una certa (inconsapevole) incompetenza su come funziona il mondo giornalistico.
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