78 anni fa: il primo prodotto commerciale di SONY fu un fallimento (e non è il prodotto che pensate)
Se vi sentite giù di morale, pensate al primo prodotto commerciale di SONY. E questo accadde 78 anni fa. Ovviamente non si può parlare della Playstation, quella arrivò molto dopo e fu un successo epocale dal primo giorno.
Ma neppure di televisioni e radio. Quelle arrivarono subito dopo. Questa non è una di quelle pagine che la tira in lungo per costringervi a leggere, quindi arriveremo al punto ed espanderemo.
Il primo prodotto commerciale di SONY fu un cuociriso. Uno particolarmente pessimo.
Ma possiamo scusarli per lo schifo.
78 anni fa: il primo prodotto commerciale di SONY fu un fallimento (e non è il prodotto che pensate)
Appena finita la Seconda Guerra Mondiale, con un’economia devastata, una nazione ridotta allo sfascio e un periodo di incertezza sociopolitica innanzi, abbiamo visto come anche il settore economico era pieno di quello che chiameremmo esodati.
Abbiamo già visto come una parte consistente del cinema fantascientifico Giapponese sia nato perché i registi di propaganda militare si ritrovarono esodati, e gli studi e tecnici che un tempo creavano film di propaganda dovettero riciclarsi in storie di mostri atomici e giganti combattenti.
Stessa cosa per diversi contractors militari: Masaru Ibuka, ex soldato e imprenditore nel settore elettronico (che nel prosieguo, vedremo, si associò con Akio Morita, conosciuto in tempo di guerra quando lavoravano nel settore armamenti per l’esercito).
Inizialmente Ibuka decise di riciclarsi come riparatore di radio: siamo ancora nel 1945, la TV deve ancora entrare in tutte le case e i Giapponesi hanno sovrabbondanza di radio danneggiate o menomate dalla censura della polizia militare per renderle incapaci di captare trasmissioni a onde corte.
Ibuka fonda così la “Tokyo Tsushin Kenkyujo” (Totsuken), o “Tokyo Telecommunications Research Institute”, ovvero Istituto di Ricerca di Tokyo per le Telecomunicazioni.
Un nome “figo” per uno scalcinato laboratorio in un centro commerciale abbandonato, devastato dalla guerra, un reperto degno di Fallout.
Ibuka comincia così a riparare radio, pagando gli operai coi suoi risparmi e accettando pagamenti in natura.
E per natura intendiamo riso. Facile da reperire, base della cucina del giapponese più ricco come del povero. Ibuka e i suoi impiegati decidono che ora che la guerra è agli sgoccioli se non finita, i Giapponesi potranno usare energia elettrica nelle case e quindi elettrodomestici.
Creano così un cuociriso elettrico per usare il loro “stipendio improprio” sperando di venderlo ai loro clienti. Salta fuori una vera e propria zozzeria, una mezza botticella di legno con degli elettrodi in alluminio come elementi riscaldanti sul fondo.
Il “bollitore Totsuken” aveva sostanzialmente due modalità: riso stracotto o riso crudo e niente nel mezzo.
Ibuka non riuscì a venderlo.
La crescita, lentamente
Un anno dopo Ibuka, complici delle buone recensioni della sua impresa sulla stampa locale, si riunisce finalmente con l’amico Akio Morita, e il duo fonda nel Maggio del 1946 la “Tokyo Tsushin Kogyo Kabushiki Kaisha” (Impresa di Ingegneria Elettronica di Tokyo), antecedente diretto di SONY.
Nella ditta di Ibuka e Morita confluiranno tutti gli impiegati della precedente ditta, il suocero di Ibuka nel ruolo di Presidente e Shozaburo Tachikawa, quello che oggi definiremmo un “maker”, ovvero uno smanettone con attitudini per l’invenzione, che durante il periodo di produzione del “bollitore Totsusken” si premurò anche di procurarsi abbastanza riso per i collaudi e le esigenze alimentari degli impiegati sul mercato nero.
Anche nel 1946 la futura SONY ebbe la sua dose di prodotti “abbastanza arrangiati”: prima di pensare che una ditta come SONY possa produrre oggetti di scarsa qualità, pensate allo stato dell’economia Giapponese ed alla scena di Ritorno al futuro (1985) in cui l’Emmett “Doc” Brown del 1955 si dichiara stupefatto e sorpreso dal fatto che le industrie giapponesi del 1985 siano in grado di produrre tecnologia di qualità.
Siamo nel 1946: i “prodotti giapponesi” per il resto del mondo sono l’equivalente della “Cinesata tarocchissima” attuale: accrocchi di poco costo e qualità nulla venduti per far cassa sulla quantità prima che sulla qualità.
Lo stesso Ibuka ne è consapevole: comincia a produrre cuscini elettrici a nome della “Ginza Nessuru Shokai” (Ditta di riscaldamenti di Ginza), poco più che telai di filo di resistenza in nichelcromo infilati in coperte e cuscini.
Eviterà di usare nomi commerciali e di impresa riconducibili a Tokyo Tsushin (o “Totsuko“) del tutto consapevole che un cuscino elettrico rovente e incline a prendere fuoco se piegato incorrettamente avrebbe potuto danneggiare la sua reputazione.
Col marchio Totsuko furono prodotte invece cartucce per giradischi, spesso di metallo riciclato dai rottami di guerra ancora presenti.
Totusko collaborerà con l’emittente NHK per ripristinare gli apparati di trasmissione e si dedicò alla produzione di apparati audio-video, come il primo registratore a nastro in Giappone, il Type-G.
Da Totsuko a SONY: il successo mondiale
Il Type-G fu anche venduto come Sonitape: infatti Akio Morita stava cercando un “brand” che fosse unico e distinguibile sin dal 1955.
Decise per SONY: bizzarra crasi tra il termine latino Sonus, per suono, la locuzione in “Engrish”, ovvero Inglese Giapponesizzato “Sonny Boys” (che definisce “giovani solari e brillanti”, ovvero il concetto dello yuppie destinato a grandi cose) e un termine gergale usato in modo apotropaico per definire gli affari andati male.
Il primo prodotto a marchio SONY della Totsuko fu la radio a transistor TR-55, per gli standard dell’epoca economica ed alta qualità, seguita dalla TR-63 del 1957 disponibile anche per i mercati esteri.
Il successo finalmente arrise a SONY, che potè aprire la Sony Corporation of America (con sede a New York) nel 1960 e della Sony Corporation of Europe nel 1965, note ai giocatori retro per il fatto che i primi giochi per PlayStation erano istoriati sin dall’avvio coi loghi SCEA e SCEE (derivati da SONY Computer Entertainment of America e SONY Computer Entertainment of Europe del 1995 che seguirono la stessa convenzione per i nomi).
Nel 1968 arrivarono ad esempio i Trinitron monitor professionali e televisivi a Tubo Catodico di tipo Aperture Grille dall’elevatissima qualità e resa cromatica, prodotti fino al 2006 e ancora ricercati in ambiente hobbistico.
Nel 1979 arrivò il Walkman, marchio registrato e ormai nome collettivo per i registratori a cassette portatili, nel 1975 i primi Videoregistratori Betamax, che sia pur superati dai VHS per ragioni commerciali contribuirono a popolarizzare il videoregistratore e nel 1994 la PlayStation.
Oggi SONY è un impero mondiale dell’intrattentimento, che va dal Cinema al videogioco passando per la tecnologia e l’intrattenimento.
Potete comprare computer a marchio SONY, TV a marchio SONY, videogiochi a marchio SONY, vedere film prodotti da SONY e quant’altro.
Come tutti i magnati della tecnologia anche SONY è soggetta alle sue leggende metropolitane, come la leggenda del “SONY Timer”, la teoria del complotto per cui i prodotti SONY siano in qualche modo programmati per autodistruggersi esattamente il giorno dopo la scadenza della garanzia costringendo gli acquirenti a ricomprarli.
Ovviamente, un dato falso: ma non meno incredibile della realtà di una ditta nata vendendo ciarpame e radio ricondizionate e diventata onnipresente.
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