2030: il brano “profetico” degli Articolo 31 che ne ha azzeccate tante
“2030” è un brano del 1996 degli Articolo 31 (qui il link al brano su Spotify) facente parte dell’album “Così com’è”. Per chi ha vissuto quegli anni e ha conosciuto quell’album, “2030” non era forse il pezzo più forte dello stesso, che includeva delle indimenticabili hit come “Tranqi funky”, “Il funkyTarro”, “L’impresa eccezionale”, “Domani”. Quando all’inizio del 2020 è scoppiata la pandemia, più di qualcuno si è ricordato di questo brano e ha notato diverse analogie tra quanto stava accadendo e quanto “profetizzato” da J-Ax e e DJ Jad moltissimi anni prima. Nel testo possiamo infatti trovare molti punti in comune col periodo che stiamo vivendo, nei quali anche il complottismo potrà trovare qualche fonte di ispirazione, ma tutto sommato ci sta. Ecco il testo della canzone, un video YouTube per ascoltarla e a seguire qualche nostra considerazione sul testo:
Roma 28 Febbraio 2035 ore 18
Archivio Nucleo Operativo Comitato Censura Audio
Sequestro n.61440031, brano di contenuto sovversivo n.2354779
Provenienza Milano blocco Venier, Baraccopoli smantellati
Autori processati e condannati a riprogrammazione neuronica
In data 5 Agosto 2031, mix completo
Corre l’anno 2030
E mi ritrovo che di anni quasi ne ho 60
Il mio pizzetto è grigio, e di capelli sono senza
E Ambra è il primo presidente donna
(Uhu) Il cielo quasi non si vede più
Si esce con la maschera antigas
Sull’autobus c’è la business class
E per entrare in chiesa, (uhu), ci vuole il pass
Ormai si parla solo tramite Internet
E il parlamento c’ha la sede ad Hammamet
Ci si spara nella metropolitana
Fra Nord e Sud c’è la dogana
Però tutti si veste Dolce & Gabbana
E la mia mente indietro vola
Veloce fila a prima del 2000
Tanti anni fa quando si era in tempo, adesso no
E oltre contro c’erano i pro, perciò ho
Tanta nostalgia degli anni novanta
Quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè
Era difficile, ma possibile
Non si sapeva dove e come, ma si sapeva ancora perché
C’era chi aveva voglia, c’era chi stava insieme
C’era chi amava ancora nonostante il male
La musica, c’era la musica, ricordo
La musica, la musica, c’era la musica
Siamo nell’anno 2030
Loro controllano televisione e radio
C’è un comitato di censura audio
Valutano, decidono, quello che sì, quello che no
Ci danno musica innocua, dopo il collaudo
Sanremo lo presenta Mike Bongiorno insieme a Baudo
Con i fiori e la scenografia spettacolare
Quest’anno ha vinto Bossi che è tornato a cantare
Corre l’anno 2030
L’Italia ha venduto il Colosseo alla Francia, Venezia affonda
2030 e un giorno sì e uno sì scoppia una bomba
2030 e stiamo senza aria
Ma odio ce ne abbiamo in abbondanza
Prima divisero Nord e Sud, poi città e città
E, pensa, adesso ognuno è chiuso nella propria stanza
L’intolleranza danza, non c’è speranza, ho
Tanta nostalgia degli anni novanta
Quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè
Era difficile, ma possibile
Non si sapeva dove e come, ma si sapeva ancora perché
C’era chi aveva voglia, c’era chi stava insieme
C’era chi amava ancora nonostante il male
La musica, c’era la musica, ricordo
La musica, la musica, c’era la musica
Questo è l’anno 2030 qui chi pensa è in minoranza
Ma non ha importanza non serve più (uhu)
2030 l’indifferenza è una virtù
I cyber-nazi fanno uno show in TV
I liberatori picchiano barboni in nome di Gesù, (uhu)
L’inno nazionale suona tipo marcia funebre
Il sesso virtuale è più salubre in quanto che c’è
Un virus che si prende tramite il sudore
E in 90 ore si muore
L’HIV in confronto sembra un raffreddore
È un esperimento bellico sfuggito
E il risultato è che nessuno fa l’amore
E io sono fuorilegge in quanto di questo parlo
In quanto penso a quando questo
Potevamo anche fermarlo
Adesso è tardi, per un poeta pirata che spera i bei ricordi e ha
Tanta nostalgia degli anni novanta
Quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè
Era difficile, ma possibile
Non si sapeva dove e come, ma si sapeva ancora perché
C’era chi aveva voglia, c’era chi stava insieme
C’era chi amava ancora nonostante il male
La musica, c’era la musica, ricordo
La musica, la musica, c’era la musica
Tipo senti qua
Analizzando il testo in ordine sparso, l’elemento che ovviamente spicca di più è questo:
Il sesso virtuale è più salubre in quanto che c’è
Un virus che si prende tramite il sudore
E in 90 ore si muore
L’HIV in confronto sembra un raffreddore
È un esperimento bellico sfuggito
E il risultato è che nessuno fa l’amore
Il Covid non si prende con il sudore, ma l’idea che nel 1996 gli Articolo 31 avessero “profetizzato” che il mondo sarebbe stato tenuto sotto scacco da un virus, fa decisamente un certo effetto. C’è anche un dettaglio che qualcuno considera un riferimento al lockdown (“adesso ognuno è chiuso nella propria stanza”) anche se probabilmente è un qualcosa che ha più a che fare con la previsione di un mondo sempre più individualista e poco sicuro che con le misure di contenimento di una pandemia. Con l’arrivo del Green Pass, c’è mancato davvero poco che si avverasse anche la frase: “Per entrare in chiesa ci vuole il pass”.
Il virus, tuttavia, non è l’unico elemento “profetico” contenuto nel testo, che parla implicitamente anche di inquinamento e di cambiamenti climatici, narrando di un cielo che non si vede più, di gente che esce con la maschera antigas, di Venezia che affonda. Parla anche del terrorismo (“un giorno sì e uno no scoppia una bomba”), di involuzione del senso sociale e dell’emergere di fanatismi religiosi, coi “liberatori che picchiano barboni in nome di Gesù”. Un mondo dove ormai “chi pensa è in minoranza, ma non ha importanza, non serve più”. Si parla della nostalgia di quando “c’era la musica”, è un elemento che viene ribadito più volte e che merita una riflessione. Quando il brano parla di Sanremo come unico spettacolo musicale che viene ancora offerto, possiamo forse parlare di una profezia che davvero si è avverata. Durante il difficile inverno delle zone rosse, mentre ogni spettacolo musicale era sostanzialmente bandito, si è comunque fatto di tutto per non cancellare Sanremo, e la cosa scatenò molte polemiche sul perché “Sanremo sì e tutto il resto no”. Per contro, il Festival diede almeno l’opportunità di poter far lavorare molti operatori dello spettacolo, fermi da moltissimo tempo. Il fatto che la musica venga vista come qualcosa di proibito (per esempio, al momento, in Italia è sostanzialmente proibito ballare), fa venire in mente il bigottismo narrato da film come “Footlose” o “Dirty Dancing”. Questo difficile periodo sta forse legittimando una sorta di bigottismo pandemico? Del resto abbiamo visto come si siano tollerati mega assembramenti di ogni sorta, ma quelli sui quali l’opinione pubblica, la stampa e la politica puntano maggiormente il dito sono sempre quelli dove c’è anche la musica.
Alla luce di tutte le considerazioni fatte, possiamo aggiungere solo una cosa: forza Ambra, ce la puoi ancora fare!
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